lunedì 2 dicembre 2013

Part-time al maschile?

www.tempochetrovo.ch
Un esempio d'oltre confine... che potrebbe essere di ispirazione...

domenica 17 novembre 2013

Sfatare un mito (Myth buster)

Tutti hanno i loro miti lavorativi. Io ho sempre pensato che avere un negozio fosse più facile perché, ragionavo, una si può portare dietro i bambini. Legato a questo mio assioma è il ricordo di un negozio di vestiti per bambini che c’era vicino a casa mia, sulla strada tra casa e parco giochi, anche se non saprei più dire esattamente dove, quando ero piccola. Il negozio è chiuso da secoli. Comunque ci lavorava una signora con una bambina dai capelli lunghi che, al pomeriggio, era lì con sua mamma – almeno, c’era sempre quelle volte in cui io ci entravo. Non so se lei trovasse divertente rimanere lì con sua mamma, tra i vestiti ordinati e profumati. Io pensavo che fosse divertente.

Dovevo arrivare a settimana scorsa perché questo mito fosse sfatato in una sola, rapidissima ora passata dal parrucchiere con la mia piccola principessa (tagliare i capelli a una femmina, senza poter usare la macchinetta, è decisamente OLTRE le mie umane possibilità). La parrucchiera che le ha tagliato i capelli, si scopre, ha un figlio, che aspetta chiuso nell’altra stanza (uno sgabuzzino, credo); la mamma, ho capito solo alla fine, avrebbe dovuto andare a casa alle 16:30, peccato che a quell’ora sono arrivata io e ha dovuto rimanere per un’altra ora (signora, me lo poteva dire! Proprio io, che sono una sostenitrice del part-time, dovevo fare la parte della sua carnefice?). 

Il bambino, di cinque anni, piangeva ininterrottamente (intendo dire: i-n-i-n-t-e-r-r-o-t-t-a-m-e-n-t-e) perché aveva ritenuto di promuovere una polemica sindacale in grande stile sul fatto che lui avrebbe voluto andare al parco giochi invece che stare nel negozio.

Al sentire gli strilli, mia figlia era perplessa. “La signora ha un bambino, di là” cerco di spiegarle io. “COME!!!!” Fa lei “è lei la sua mamma????” “Beh si”, dico. “E NON CE L’HA, UNA MAMMA VERA?!”

Evidentemente, secondo mia figlia, chi lavora in un negozio è equiparabile a un oggetto di arredamento di quel negozio, non ha una vita, abita lì. Come potrebbe una parrucchiera essere una mamma?


No, non deve essere facile avere figli e lavorare in un negozio. La caccia al lavoro idilliaco è ancora aperta.

martedì 24 settembre 2013

Regola del trasloco

...Ennesimo trasloco in vista. Modestamente, ho una certa esperienza, anzi offro consulenza gratuita sull'organizzazione di traslochi nazionali e internazionali per famiglie in tempi di crisi. Sono arrivata a formulare una legge che credo fermamente debba essere in relazione a una qualche legge della fisica quantistica.

Fare gli scatoloni (in modo razionale, ndr) è molto più lungo che disfarli. Però smontare i mobili è molto più veloce che rimontarli

Quindi, c'è una sorta di equilibrio tra la fatica del "disfare" una casa e la fatica di "rimetterne in piedi" un'altra (senza contare tuttavia che questo secondo processo, si capisce, è più carico di attese e desideri). Sembra una legge banale, invece è molto utile per valutare la tempistica del trasloco e per non farsi prendere dal panico vedendo il numero di scatoloni da disfare. Attendo che mi candidino per il Nobel da un momento all'altro per questa scoperta (fra l'altro io sono stata a Stoccolma nel 2004, non mi spiacerebbe tornare).



Image Credits:
Tuukka Ervasti/imagebank.sweden.se

lunedì 23 settembre 2013

Le farine macinate a pietra

Da tempo volevo scrivere questo post di informazione sul tema delle FARINE. Giusto stasera, sono in vena di saggistica e giornalismo di inchiesta. Il marito migrante non c'è e io gli ho rubato il computer (perché il mio PC ha la tastiera inglese, troppa fatica, non ho gli accenti...). Lo so che hai messo la password e non me l'hai detta; ma io ho fatto "cambia utente" e ha funzionato. Well done.

Tutto è cominciato quando L., la celebre amica di mia mamma dalle mille risorse, ha portato appunto mia mamma a fare un corso in cui hanno imparato a usare la pasta madre, cioè il lievito naturale, in un posto carinissimo che si chiama Cucinoteca. A tutti i partecipanti è stato regalato un pezzettino di pasta madre, che deve essere "curata" ogni giorno, se no si secca e "muore"; così per settimane e settimane, quando io avevo appena partorito, la nonna produceva pane, grissini, focacce, pancakes e altri farinacei in grande quantità.

Per parte mia, della pasta madre non ne ho voluto sentir parlare - appunto, dopo il parto, ne avevo già uno, di neonato da accudire. Però da cosa nasce cosa e, da un accenno che mia mamma aveva sentito al corso, ho iniziato a studiare la questione delle farine.

In sintesi, emerge che la Farina 00, quella che si compra al supermercato, non è quel che sembra. Uno si immagina il mulino che macina il grano; in realtà, sembra che oggi la maggior parte delle farine siano estratte con metodi chimici. Inoltre, da non so quanti anni a questa parte, le spighe di grano sono state selezionate in modo tale che attualmente il contenuto di glutine è molto più alto di quello di una volta e qualcuno ipotizza che a questo si debbano le frequenti allergie al glutine di cui si sente parlare (la quantità percentuale di glutine diminuisce nelle farine integrali).

Ebbene. Già non si ha mai tempo di cucinare con calma, partendo dagli ingredienti base, come la farina, appunto. QUELLA VOLTA che mi metto a fare una torta o delle tagliatelle al posto che correre all'Esselunga, mi scoccia rifilare ai miei figli e a me stessa un prodotto che non è quello che sembra. In generale, mi scoccia proprio in sé l'esistenza di un prodotto che dovrebbe essere una cosa ed è un'altra. Altrimenti cosa mi sforzo a fare? Tanto vale comprare il mitico TEGOLINO, che tanto se fosse per lei, mia figlia mangerebbe solo quello.

All'inizio mi sembrava una storia un po' troppo eco-green-radical-chic ma poi ho studiato la vicenda in profondità e sembra proprio che sia vero. Fra l'altro, un giorno, sono andata a trovare mio marito al lavoro con Fagiolo-Bombolone. Mio marito ha una collega che, fra le altre cose, è nutrizionista e io mi fido molto di lei. Non so cosa pensi della dieta di mio marito, ndr., meglio non chiederle niente in proposito. Comunque sia, approfittando del fatto che ero lì di persona, ho iniziato a farle un po' di domande; la sventurata rispose, nel senso che appena mi ha dato corda un minuto io l'ho stonata per tre ore sulla vicenda delle farine. Lei confermava quello che ho scritto sopra e, da questa discussione, sono arrivata a tre regole e una decisione; e con queste, concludo questo post:

(a) Comprare solo farina macinata a pietra. Ce ne sono in giro, comunque io la compro alla Cascina Cuccagna, o meglio spedisco mia mamma a prenderla, mia mamma va lì in filovia, compra 30 kg di farina e poi non sa come tornare a casa e chiama mio papà, che arriva con la macchina insultando le donne. Comunque sia, infallibilmente, la farina arriva a destinazione. Costa di più di quella "chimica" - ma non così tanto di più, anche considerando il fatto che io, da autentica mamma in perenne crisi di tempo, non è che poi ne usi tantissima, di farina.
(b) Usare un po' di farina integrale (macinata a pietra, ovviamente), mescolata all'altra. Sconsiglio vivamente di usare solo farina integrale. Io una volta ho fatto degli gnocchi di cemento armato perché mi ero fissata di metterci solo farina integrale.
(c) Se vincete alla lotteria, comprate pasta di grano Kamut, che è un grano antico, quindi con meno glutine. Buonissima. Peccato il prezzo, che va bene solo se mangiate un fusillo al mese.

Decisione finale (Marito per favore smetti di leggere qui): In un modo o nell'altro, prima o poi, convincerò mio marito a comprarmi una macchina per fare il pane con cui testare questa mia grande conoscenza sulle farine. Solo che la macchina del pane fa il pane tipo "a cassetta" mentre lui è fissato con la "michetta"; e invece siamo nel 2013, non la mangia più nessuno, nemmeno il panettiere la vende più. Fattene una ragione, visto che di sicuro ti sarai letto anche quest'ultimo paragrafo.

domenica 8 settembre 2013

Rieccoci

No, non ho chiuso il blog. Semplicemente, l'asilo è finito e io ero a casa in vacanza con tutti e tre i figli; il mese di luglio è stato una sorta di esercitazione tipo "soldato Jane" e, se non mi sono tagliata i capelli a zero per resistere alla vita di trincea è solo perché non avevo tempo di andare dal parrucchiere. La definizione di "vacanza estiva" è risultata essere, per la prima volta, "periodo (bello ma) intenso da cui si spera di riprendersi in autunno". Ed ecco il commento da parte di mia figlia: "Mamma, non vai al lavoro tu?" "No, sono ancora a casa in maternità per due mesi (scarsi, ndr)". "Beh trovatelo un lavoro, eh! Le mamme vanno a lavorare! Non lo sai?!!!". Sigh.

Ero un po' triste perché avevo abbandonato il blog; poi una mia amica mi ha fatto notare che, in un blog sulle mamme in tempi di crisi, un momento di crisi della redazione poteva essere un avvenimento piuttosto calzante. Giusto. Queste sono le tipiche fasi che, poi, ricordi come bellissime.

Notizie recenti: il mio piccolino è passato al latte in polvere causa esaurimento fisico della madre e, da Fagiolo, si è trasformato in Bombolone. Attualmente si tuffa allegramente nelle prime ciotole di pappa. Mentre la Principessa viola ha già ricominciato l'asilo, siamo in attesa dell'inizio della prima elementare del grande ed è bellissimo partecipare del suo entusiasmo e del desiderio di imparare.

domenica 7 luglio 2013

Papa Francesco alle mamme in tempi di crisi

Ho comprato il libro del nuovo Papa, quello in cui “il nuovo Papa si racconta”. 130mila copie vendute in una settimana, dicono. Io ero rimasta un po’ indietro sulla conoscenza di questo Papa, che è stato eletto giusto due giorni dopo la nascita di Fagiolo – e questi mesi sono stati un po’ caotici, ho fatto fatica a leggere con calma quello che lui diceva. Ricordo che, all’ospedale, non riuscivo ancora ad alzarmi e chiamavo l’ostetrica per sapere chi avevano eletto, quando si è saputo della fumata bianca. L’ostetrica era gentile ma pare avesse cose più urgenti da fare che tenere aggiornata me. Il giorno seguente, cercavo una televisione per vederlo in faccia, questo Papa; ma niente da fare: l’unico schermo disponibile in reparto trasmetteva no-stop 24 ore su 24 un improbabile filmato sui vantaggi dell’allattamento al seno, con accenni che definirei comici, come quando mostravano altrettanto improbabili mamme svedesi che allattavano mentre erano in palestra (certo, come no, l’ho fatto anch’io diverse volte…). 


Comunque, adesso ho il libro, e ho recuperato. Anche questa, una lettura che suggerisco. Non me l’aspettavo ma parla (anche) di crisi, della storia di crisi passate, in Argentina, della sua famiglia, del costruire e ricostruire una vita, del lavoro e del riposo. Bello. 

lunedì 17 giugno 2013

Come mi vede mia figlia

Altissima, magrissima e soprattutto VIOLA, il colore delle "principePPe".
Ecco. Un bel disegno che fa passare ogni crisi.


Ieri uscivo di corsa (strano) e, per qualche misteriosa ragione, la mia preziosissima collanina di perline di plastica che avevo comprato in the UK ha deciso di rompersi. Uno scroscio di perline (erano diversi fili) su tutto l'ascensore, il pianerottolo e dentro la carrozzina di Fagiolo.

La collanina non valeva niente ma l'episodio sarebbe stato la tipica cosa che mi mette di pessimo umore.... Se non avessi avuto la mia piccola principePPa al fianco. "Sai", mi dice, "queste cose ciucciedono (succedono). Mi e' ciuccesso anche a me, con il braccialetto delle principeppe. Quello rosa sai? Quello era bello!"


domenica 16 giugno 2013

Di storie e di istantanee

Discutevo con un'amica disperata per un problema al lavoro. Per due volte ha dovuto far spostare le riunioni che erano state fissate alle 18, cioe' l'orario a cui lei (da contratto) dovrebbe uscire dall'ufficio. Alla fine, tutte abbiamo vissuto, per esperienza diretta o indiretta, queste cose.

Noi viviamo le giornate come delle storie, come è giusto che sia. E gli altri, di noi, vedono dei "fotogrammi", delle istantanee che non rendono ragione di tutto. Non tutti hanno il tempo, la voglia e la capacità di andare oltre l'istantanea.

Così capita che la riunione del mattino venga spostata alle tre e mezza del pomeriggio. Ok ce la faccio, ce la faccio lo stesso, pensi tu che alle quattro te ne dovresti andare perché hai il part-time. Ok, stavolta non lo dico nemmeno, lo chiedo alla baby-sitter, di stare un po' di più. Bene, dice lei, rimango; ma alle cinque devo proprio andare. OK. No problem. TANTO io arrivo per quell'ora, figurati.

Arrivano le tre e mezza. Tre e 35. Tre e 40. Tre e un 45. Non si comincia, perché uno dei colleghi non arriva. Certo, sudi freddo, però vuoi mantenere un'apparenza "professionale". Non è bello distinguersi dagli altri e doversi giustificare tutte le volte per i figli..

Tre e 55. Il collega arriva (finalmente!). Mentre gli altri salutano, tu hai un solo pensiero: me ne d-e-v-o andare. Lo pensi ma non lo dici, è chiaro. Oggi non vuoi fare la figura della solita collega-con-figli che rompe le uova nel paniere. Altri dieci minuti di chiacchere per rompere il ghiaccio, un caffé... Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh. Non si comincia mai...

Stai già dando segni di impazienza? Io si, lo starei facendo. Tipo mordicchiare la penna, guardare il ritardatario con occhio assassino... Comunque sia, a un certo punto lo devi dire: io alle quattro e mezza devo andare. È mezz'ora dopo l'orario normale (ma questo fa parte della tua storia, non dell'istantanea che si vede: inutile dirlo).

Gelo e sguardi scocciati. L'istantanea è: donna-madre isterica interrompe una riunione in cui gli altri erano rilassati e concentrati. E non è che sia falso, perché tu sei isterica – a quel punto!

Secondo me (così ho detto alla  mia amica), rendersi conto della differenza tra storie e istantanee aiuta. Noi pretendiamo, a volte, che gli altri ricostruiscano la nostra storia intera partendo da un album con due o tre istantanee. E noi magari non lo facciamo – nella storia che vi ho raccontato, perché quel collega era in ritardo? Non ci interessava, perché in quel momento il nostro problema era un altro... Eppure anche lui avrà avuto la sua storia.

Non voglio teorizzare l’incomunicabilità tra le persone.. Solo ogni tanto, penso, bisognerebbe chiedere quello che è giusto e farsi meno problemi, guardando con un po’ di ironia la fatica che tutti facciamo a capire la prospettiva dell’altro...


Buon lunedi' e buona settimana!

venerdì 14 giugno 2013

ALLE RADICI DELLA CRISI (il libro da portare sotto l'ombrellone :-)

A tutte le mamme in tempi di crisi: arriva il libro dell'estate 
(THE book for your summer - A review in English will follow asap)

L’intera redazione di Mamme in tempi di crisi (io e Fagiolo) ha partecipato stamattina alla presentazione del libro “Alle radici della crisi. Le ragioni politiche, economiche e culturali di un processo ancora reversibile” (a cura di G. Sapelli e G. Vittadini, Rizzoli BUR 2013). La Fondazione per la Sussidiarietà, che ha organizzato la presentazione, ci piace perché sono tra i pochissimi a guardare la crisi come un’opportunità e un momento da vivere.



I relatori, che ci hanno incuriositi non poco, dicono che questo libro serve per guardare a questa crisi “dall’alto”, cioè da un punto di vista che ci permette di capire meglio il “punto di domanda” che stiamo vivendo. Gli autori si sono impegnati nel dare una prospettiva di ampio respiro e il libro è interessante anche perché ogni capitolo è scritto da uno studioso di una disciplina diversa (quindi no, non si parla solo di economia! Ma anche di diritto, sociologia…). Alla presentazione c’era anche un imprenditore, come a dire: non sono solo i professori universitari a credere che la crisi sia ancora reversibile! C’è gente che fa impresa, in Italia, e che ce la fa davvero.

Bene, del libro non posso dire altro. Ce l’ho in mano ma non l’ho ancora letto però... si è guadagnato a buon diritto un posto nei miei libri dell’estate e lo consiglio anche a voi. 
[su Amazon.it lo trovi a 7 euro e 50: a summer treat!]

“Il problema non è tornare al primo settembre 2008, così come non si tratta semplicemente di riattivare il motore di una macchina che si è inceppata. Si tratta di  provare a leggere questa stagione storica, apprezzarne gli aspetti positivi, ma anche coglierne i limiti. [...] Bisogna cercare di leggere questa crisi, far ragionare il cervello e tentare strade nuove. Dalla crisi si esce solo attraverso l’innovazione, non attraverso una restaurazione” dice M. Magatti in conclusione del suo capitolo (pag. 108).


mercoledì 12 giugno 2013

Italian Lifestyle

“L’Italian Lifestyle è rimboccarsi le maniche…” dice Simone su Grazia.it Manifesto. Ecco: io nasco così, come blogger. L’ho scritto nel mio primo post, nel mio manifesto.

Dieci anni vissuti in Svizzera, due in Inghilterra. Due traslochi internazionali, due tesi di dottorato (io e mio marito), due figli. Poi il trasferimento inaspettato e il ritorno al punto di partenza: Milano – e un terzo figlio, milanese doc, nato in questa titubante primavera.


Il rientro? Proprio nell’estate 2011, l’estate in cui la parola “spread” è entrata nel dizionario della lingua italiana. La crisi, le immagini dalla Grecia, le incertezze. E tutti (quasi tutti) che ci dicevano: tornate da dove siete venuti.

Così nasce Mamme in Tempi di Crisi, per testimoniare che è possibile vivere – non vivacchiare, vivere – a Milano, in Italia, oggi; come famiglia, come mamma.


Storie di mamme che non si arrendono alla crisi. Interviste e consigli. Vite di mamme e vite di donne che lavorano. Questo è il mio blog, che mantiene traccia della mia esperienza di “mamma migrante” nel pubblico internazionale, al quale di tanto in tanto dedico un post (anche) in inglese.

domenica 9 giugno 2013

La "Libreria Scaldapensieri" (Scaldapensieri bookshop)

Some advice for a "normal" yet magic WE in Milan. Italian below


Image credits: Vivimilano, corriere.it

An anonymous street in the Southern suburbs of Milan. One of those streets meant to pass by, not to stop at. And yet, stop in front of the Scaldapensieri bookshop, walk in, and it will be like entering Narnia.  

The booksellers’ knowledgeable advice and their friendly attitude do make a huge difference and help understand the busy shelves bursting with books for children and their parents. Their advice is the real add-on of this place. But you will also find: activities for children and a place to chat for their mothers, including a breastfeeding corner, which is fairly rare in Milan.

The girls at the Libreria Scaldapensieri also organize language courses for children & adults. One of their ideas, as I heard, is to set up a Chinese class for beginners for children AND their parents (together, I mean). This I find a very good idea! ‘cause it is natural to learn together with your child – I did this a lot in the UK. I don’t know whether the course will take off but count me in!


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La Libreria Scaldapensieri –e mai un nome fu scelto meglio - la trovi in una strada anonima alla periferia sud di Milano, una di quelle strade in cui passare senza fermarsi. E invece, entrateci; e sarà come aver varcato le porte di Narnia.

Il vero valore aggiunto della Libreria Scaldapensieri sono le bravissime ragazze che la gestiscono. Si vede che i (tantissimi e coloratissimi) libri sono scelti e che la scelta è ragionata. Tutto un altro mondo rispetto alle grandi librerie del centro.

Le ragazze organizzano anche attività per bambini, durante le quali le mamme possono gironzolare per il negozio (come ho fatto io), perdersi tra gli scaffali colorati da tonnellate di libri e discutere. C’è anche un angolo per allattare – una rarità, a Milano.


La Libreria Scaldapensieri offre anche qualche corso di lingua per bimbi e adulti. Una delle idee che stavano discutendo quando sono stata lì è quella di far partire un corso di cinese per bambini e genitori (insieme). Questa è una grande idea, perché è molto naturale imparare con il proprio figlio, come ho avuto modo di sperimentare in Inghilterra. Speriamo che vada in porto...


venerdì 7 giugno 2013

Di ravanelli e zucche

Finalmente, l’estate. E quel clima appiccicoso che ci si aspetta da Milano per poter sognare un po’ di spiaggia. Ogni singolo essere umano che ho incontrato stamattina indossava un paio di sandal aperti; i quali, evidentemente, scalpitavano nell’armadio da tempo, senza poter uscire.

Bene, con questo clima e per di più al venerdì… Non mi pare congruo parlare di lavoro. Rimando la terza puntata di “Lavorare stanca”, dedicato a “Storie e scatti instantanei”, a settimana prossima; e suggerisco due link sulla Cucina senza sprechi – un must, di questi tempi, e anche un segno di rispetto per il cibo.

Ho già parlato delle foglie di ravanello, che sono commestibili. Adesso ho riorganizzato le mie idee e ricette e le ho pubblicate su Guide di Cucina.



Un’altra idea sulla zucca, che è sempre troppa per mangiarla in una volta sola, sono i muffin alla zucca di Benedetta Parodi. Stanno benissimo con il salame, al posto del pane. La zucca si surgela e poi si usa quando serve.

mercoledì 5 giugno 2013

Lavorare stanca - seconda puntata

Sembra che uno degli aspetti più importanti per una mamma che lavora sia trovare un equilibrio tra vita professionale e famiglia. Il mio consiglio per trovare questo equilibrio è...

SMETTI DI CERCARLO

Già già.

Ma quale equilibrio? Se c'è un bambino, specialmente se piccolo, per casa... Ogni giorno la vita è diversa e questo è il bello. E affannarsi a trovare soluzioni che vadano bene per più di una settiùmana sarebbe utopico; giacché, una volta trovata la soluzione ideale, il problema sarà già scomparso da solo, per lasciar posto ad altri. Lo dice una che è arrivata a questa consapevolezza dopo essersi arrovellata per ore, giorni, mesi tentando di controllare tutto…


Equilibrio, però, è una parola che può avere molti significati. Se significa vivere serenamente, allora, ben venga. Se significa programmare l'esistenza, non funziona. Soprattutto, 

Se significa rinunciare a qualcosa che si desidera, come mamma, anche come mamma che lavora, come persona, è il primo passo per "morire dentro".

Invece, proprio in questi anni in cui la vita si affaccia ogni giorno con una sfida nuova, è bello rinunciare all'equilibrio “piatto” e vivere di giorno in giorno. 




martedì 4 giugno 2013

Lavorare stanca; prima puntata

Tempo fa, ero ospite (redattrice) nel blog Mamme sull’Arca di Noè, con un gruppo di mamme che derivava dalla mia pluriennale migrazione in Svizzera. Mi è capitato di rileggere un post sul mio travagliato e tragicomico rapporto con la vita professionale... Lo riporto qui! Perché è sempre attuale anche se allora ero a Londra, e lavoravo in una università super-prestigiosa... ma in queste cose, tutto il mondo è paese.

Image credits: London Mums News Archives

“I seminari di dipartimento, naturalmente, li facciamo nel tardo pomeriggio, cosi’sono comodi per tutti”.

Ma tutti chi? Io nel tardo pomeriggio in genere ritiro I miei due pinguinetti dall’asilo, il grande mi insegna alcune parole in inglese, per esempio “mega-tower”; oppure filosofeggia: “oggi sono stato contento e non ho mai pianto. Ho soffritto [sofferto, ndr] solo due volte”. La piccola, detta “mitile”, salta in braccio e si attacca come una cozza alle mie spalle dalle 18 alle 20 circa, mentre io cerco di cucinare una cena vagamente piu’ healthy del pranzo che fanno all’asilo inglese (non ci vuole molto, per la verita’, a vincere questa sfida: ho scelto di giocare facile). Nei giorni buoni, verso le 19 arriva papa’ migrante e talvolta si assiste alla migrazione del piccolo mitile tra le braccia del papa’, cosi’ posso apparecchiare con 10 kg in meno in braccio.

Come posso perdermi questo momento di vita? Primo. E, secondo, anche se, per delirio di ipotesi, decidessi di perdermelo, dove metto il filosofo e il mitile dalle 18 alle 19? Papa’ migrante appare restio a dare la sua disponibilita’ per tornare un’ora prima. Sono ormai rassegnata a tagliarmi fuori dal social network del dipartimento con qualche scusa improbabile (per esempio, sono stata morsa da uno scoiattolo e ho dovuto correre a fare le vaccinazioni anti-rabbia? Come vi sembra questa?)

Ecco che l’inaspettato accade. La mia bravissima ragazza alla pari di questa estate, che i miei figli adorano, rimane a Londra (in altro alloggio) per un mese e si offre di aiutarmi. Quindi, almeno il 7 ottobre, andro’ al seminario: lei preleva filosofo e mitile e li traghetta verso casa in attesa dell’arrivo di papa’ migrante. I miei figli esulteranno perche’, appunto, lei e’ “un’amica”. E io mi travestiro’ da accademico normale.

Oggi in effetti ricevo la fatidica e-mail che aspettavo dal mio collega di riferimento qui a Londra: “immagino che ci vedremo al seminario di dipartimento”. Mentre rispondo “Definitely, I will come to the seminar. I could not miss this great occasion!” e penso “gosh, c’era una possibilita’ su un miliardo che io fossi presente, abbiamo vinto alla lotteria” mi sento veramente la quintessenza della mamma lavoratrice.

E con questo vorrei aprire la nuova rubrica per cui prendo in prestito un bel titolo di Pavese, “Lavorare stanca”. Son quelle cose banali, ma vere.

Lavorare da mamma stanca al quadrato.  In queste cose la crisi è perenne. Meglio allora seguire qualche saggio consiglio della vostra Mamma Migrante, che ha all’attivo 5 anni e 10 mesi esatti oggi di lotta in trincea (si intende, tra lavoro e figli): una veterana, praticamente.

Alla prossima!

lunedì 3 giugno 2013

co-working per l'estate!

Dopo la nascita di Fagiolo, un'amica mi ha regalato una giornata di co-working presso Piano C, che non conoscevo. Non ci sono ancora stata perché vorrei godermi una giornata di lavoro e non passare il tempo allattando e/o cullando Fagiolo con le coliche... come sto facendo adesso (con l'unico dito libero scrivo questo post, e scusate se sottolineo la dedizione al blog).

Insomma ancora non ci sono stata e già mi ha incuriosita. Gli altri siti di co-working che ho visitato sembravano più anonimi, 'spazi in affitto'; non ho mai avuto la tentazione di iscrivermi. Qui si parla di community; hanno pensato ai figli, alla spesa; hanno pensato alla formazione... Sarà qui quello che cerco, che tante cercano, un ufficio un pochino più vicino alla realtà reale? Ma che al contempo apra gli occhi e la mente con idee di formazione, eventi, iniziative? 

Per scoprirlo, devo aspettare che cresca Fagiolo, poi andrò in missione speciale e vi farò sapere. Nel frattempo, facendomi quasi (ho detto quasi) invidiare quelli che sono al lavoro in questi mesi, cosa si sono inventati? Il co-working in riva al lago - per così dire, cioè all'Idroscalo. Guardate il sito e prenotate!!! Solo per questa idea, meritano di essere menzionati.

Dal 10 giugno al 10 agosto è SUMMER C!



giovedì 16 maggio 2013

Nonni (in tempi di crisi)


Metti un pomeriggio qualsiasi all’asilo dei miei figli; un giorno in cui però io non sono al lavoro e vado a prenderli. Metti un gruppo di persone che, aspettando l’uscita dei bambini nell’ingresso della scuola, discutono appassionatamente di questo tema: i pidocchi (questi esserini saltellanti che rallegrano l’esistenza di tutte le maestre d’asilo) esistevano già prima della guerra?

La guerra in Libia? La guerra in Afghanistan? Quale guerra? No, qui si parla della SECONDA GUERRA MONDIALE, rendiamoci conto. Una delle oratrici più appassionate si fa avanti: “Ah io non posso saperlo, sono nata dopo la guerra, io”. “COMPLIMENTI SCIURA!!!!!!!!!!” fanno tutte le altre, in coro.

Complimenti, davvero. Qui di mamma ci sono quasi solo io. Addocchio altre quattro o cinque che potrebbero avere più o meno la mia età (mamme o baby-sitter?) nella distesa di teste brizzolate e canute e mi dico...

...Cosa sarebbe Milano senza nonni? Il lavoro delle donne in questa città si regge largamente sulla generazione precedente; quasi ogni mamma ha uno o due assistenti senior che le permettono di lavorare. C’è questa cosa fantastica dell’Italia, che regge a dispetto di tutte le crisi, che è la solidarietà entro la famiglia.

domenica 12 maggio 2013

Riflessioni (alate) nel giorno della festa della mamma... risalendo nel tempo e nelle generazioni


Mia nonna non parlava mai di questa crisi. Non la calcolava proprio, come direbbero i miei figli. Eppure ha vissuto anche questi ultimi anni di crisi, gli ultimi di una lunga vita: eravamo insieme al mare quando, nel 2011, si cominciava a parlare di spread. Non mi è mai venuto in mente di chiederle il perché. E adesso, che non posso più chiederle, questa domanda continua a ritornarmi.

Forse davo per scontato che fosse solo l’età, più di novant’anni, che l’avevano resa più leggera, più fanciullesca. Forse perché una nonna nata nel 1920 “in bassa Italia”, che si era sposata in piena guerra, che era stata “sfollata a Baggio” per sfuggire alle bombe, che aveva ricostruito una famiglia partendo dal nulla… insomma, forse, ne aveva viste tante, di crisi, tante da far impallidire questa; e aveva visto l’Italia uscire dal buio tante volte. Forse questo silenzio non era inconsapevole ma una profonda lezione.

giovedì 2 maggio 2013

Debora e il “pane quotidiano”

ENGLISH VERSION BELOW!
Abbiamo visitato per voi la panetteria “Da Debora”, in Piazza Salgari a Milano. [“Abbiamo” non è un plurale maiestatis, intendo dire io e Fagiolo, il blogger di meno di due mesi d’età].

Non fermatevi a pane, focaccia e pizze. Io consiglio i dolci fatti a mano da Debora, soprattutto l’insuperato salame di cioccolato, che mio figlio cinquenne usa come punto di riferimento universale per misurare la qualità di tutti i dolci del pianeta. E poi i ravioli di borragine che arrivano da un fornitore ligure (che meriterebbe un racconto a parte...).


È una storia ordinaria; e, per questo, coinvolgente. È la storia di Debora, che aveva il sogno di aprire una sua panetteria, che ha fatto la scuola di panificatore, ha lavorato come dipendente più di vent’anni e, alla fine, ha aperto il suo negozio in Piazza Salgari a Milano alcuni mesi fa, proprio in piena crisi. Di lei colpisce lo sguardo ridente, che appena emerge da dietro il bancone. Non si può non comprare il pane a uno sguardo così, che fa subito famiglia, casa, quotidianità. Vederla aperta la sera tardi, saperla lì dal mattino alle sette meno un quarto, è di conforto, prima e dopo il lavoro.

Non è che sia “fuori pericolo” o che non senta la crisi: dice che quest’anno si fa fatica, che deve lavorare tanto. E si sente in lei più la fatica, un interrogativo, unica ombra del suo sorriso, per il poco tempo che le resta per stare con sua figlia. E questo è il lato negativo della storia.

Il lato positivo è vedere una ragazza e una mamma che ha realizzato il suo sogno, come dice lei. E che, in quest’ultimo anno, vivendo a contatto con la quotidianità di tante persone diverse per storie personali e provenienze, ha aggiunto alla sua professionalità una capacità di ascolto paziente e comprensivo che, dice, è necessaria, perché la gente fa fatica e molti si rivolgono a lei per raccontare della loro fatica. Chi perde il lavoro, chi si vede ridurre le ore. Ancora più di prima, Debora è un punto di riferimento quotidiano.

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Debora and her “daily bread” - (Less-than-ideal) English please. Just a note: this is not a translation because I do not like translating my own words.

We (less-than-two-months-old blogger “Fagiolo” and me) have visited a bakery for you: Panetteria da Debora, Piazza Salgari. We now have a story to tell about a mum at a time of recession.
Featured items: beyond bread, focaccia, home-made pasta (ravioli di borragine) coming from Liguria, do try the very tasty cakes baked by Debora at home, like the yummy “chocolate salami”, which my 5-year old considers the best cake ever.



This is an ordinary story. And because it is ordinary, it is inspiring. Some months ago, with the recession already hitting, Debora courageously went for her long-dreamed dream and opened her own bakery shop. She smilingly gazes at you from behind the desk, reminding you of home, family, in a word: of daily bread. She is there when you go to work and she is there when you come back late at night, providing you with comfort food when you really need it.

It is not that she is not hit by the recession. You can feel it, she says, especially this year. And I can see a shadow in her eyes, because she is working long hours, and she only has little time to spend with her daughter at home. And that is the sad part of the story – which, as we all hope, will change when recession will be gone.

The good part is that Debora is a girl and a mum whose dream has come true, as she says, in the face of recession. A mum who has added a new (profound and rare) capacity to her portfolio this year: she can listen. Jobs are cut, people cannot pay their bills and get nervous. And often they talk to Debora at the bakery; she is now, more than ever, a comfort corner for the neighbourhood.


mercoledì 1 maggio 2013

In arrivo nuove storie di mamme

Buon inizio del mese di maggio! Non dimentichiamo che questo mese è dedicato a una Mamma e una che ne ha viste di cotte e di crude, per esempio si è fatta un viaggio di diversi giorni in groppa a un asino al nono mese di gravidanza, ha partorito in una grotta senza riscaldamento e senza ostetriche e, subito dopo, ha dovuto scappare in Egitto in fretta e furia. Mi fermo qui perché non sono certa di essere teologicamente in regola.

ANNUNCIO che questa settimana cominceranno ad essere pubblicate storie di mamme che non sono presenti in rete ma che io stessa ho scovato in giro per le strade di Milano (e all'estero, in parte). Sono mamme che, al posto di lamentarsi, vivono - e questo è appunto il senso del blog. Come DEBORA, la nostra prima intervistata, che ha aperto una panetteria in piena crisi.

Curiosi? Basterà attendere qualche giorno (o almeno spero; fagiolo per favore stai buono ogni tanto - la mamma deve scrivere una storia)... E sarà pubblicata, in italiano e in una versione nel mio less-than-ideal English, giacché il mio pubblico è internazionale.

Premetto che io non ricevo alcun guadagno dalla pubblicazione di queste storie, anche dove - come nel caso di Debora - esse possano avere una ricaduta pubblicitaria. Il senso del blog è mostrare alcune testimonianze, fare rete e, se capita, darsi una mano.

Alla prossima e buona festa dei lavoratori!

lunedì 22 aprile 2013

Mamma Trovalavoro


Questo blog è nato con l’intenzione di testimoniare le STORIE di mamme che non si arrendono alla crisi.In passato, ho già parlato della Stefi e del suo libro “Vivere con 5 euro al giorno” (leggi).

Oggi segnaliamo un’iniziativa di Alice che ha aperto una associazione per scambiare offerte-domanda di lavoro tra mamme. L’associazione si chiama MAMMA TROVALAVORO e ha una pagina Facebook su cui vengono pubblicati gli annuncimamma trova lavoro su Facebook. “Per migliorare la qualità della vita”, come si legge nella descrizione. Date un’occhiata e… proponetevi!

Perché è una buona idea: perché le mamme (con figli piccoli) si trovano spesso in situazioni professionali "patchwork" o difficili o instabili, magari sono a casa, c’è quindi un CAPITALE NASCOSTO di conoscenze e competenze... da valorizzare.

venerdì 19 aprile 2013

Merenda con i muffins per festeggiare il nuovo nato


Il blog era in pausa.. per un lieto evento: la nascita di “fagiolo”. Fagiolo sta bene, coliche a parte; perciò, tra momenti di crisi di pianto e attimi di tranquillità (la quiete dopo la tempesta…), mi sono trovata anche ad avere del TEMPO LIBERO. Quando gli altri due sono all’asilo, si intende. E con l’aiuto della fantastica fascia Micasling, che calma le coliche e permette di gironzolare per casa con le mani libere (e il lattante pacificato), mi sono data ad alcuni esperimenti di cucina.

[Se non avete ancora comprato la fascia Micasling, guardate il video su Youtube!!! Vi persuaderà ].

Trasmetto una ricetta facilissima e di grande effetto. 






No, non sono una food blogger; si vede dal fatto che la foto è orribile... ma il risultato è ottimo e adeguato per noi “mamme in tempi di crisi”, perché permette di risparmiare sulle merende del supermercato... guadagnandoci anche in salute. Avrete capito che parlo dei Muffin al doppio cioccolato – double chocolate muffins. Un tocco di Inghilterra in omaggio alla mia tradizione di mamma migrante.

Mio figlio grande ha commentato: “hanno un aspetto PERSINO migliore di quelli del supermercato”: a volerla analizzare proprio dal punto di vista linguistico, questa frase è un’ode alla qualità insuperabile dell’Esselunga. Ma non ci facciamo scoraggiare dal confronto con i cibi confezionati, che vincono sempre nelle classifiche personali dei miei figli. E, nel caso non apprezzassero, inghiottiamo da sole 12 muffin - per riprenderci dal parto o per qualsiasi altra scusa.

Ho preso la ricetta da questo blog:Dinner With Julie dove potete trovare anche qualche foto più invitante della mia. BUONA MERENDA E ALLA PROSSIMA!


DOUBLE CHOCOLATE MUFFINS
1 e 1/2 tazza di farina
3/4 tazza di zucchero
1/2 tazza di cacao (sceglietelo buono! Non ve ne pentirete)
2 cucchiai (o una bustina) di lievito per dolci
Un pizzico di sale
3/4 tazza di latte intero
½ tazza di burro fuso
2 uova grandi (possibilmente bio! È bello pensare che le galline produttrici abbiano visto almeno una volta la luce del sole…)
1 cucchiaio di vaniglia (ma io non l’ho messo)
1/2 tazza di gocce di cioccolato
Riscaldare il forno a 180-190 gradi circa. In una ciotola di medie dimensioni, mescolare gli ingredienti in polvere: farina, zucchero, cacao, lievito e sale. In una ciotola grande, mescolare latte, uova (e vaniglia). Versare nella ciotola grande gli ingredient in polvere e le gocce di cioccolato e mescolare. Foderare poi uno stampo da muffin con gli stampini di carta e cuocere per 20-25 minuti (dentro devono essere cotti).

domenica 10 marzo 2013

Pausa

Domani dovrebbe nascere il mio terzo figlio! Il blog va in vacanza per qualche giorno...

martedì 5 marzo 2013

English please!


Ma questo post non parla solo dell’inglese... parla della bellezza di conoscere lingue diverse!
Spostandomi da Londra a Milano, ho tanto cercato un modo per far si che i nostri figli non perdessero l’inglese. Prima di ogni considerazione sull’importanza delle lingue oggi, io l’ho fatto semplicemente perché l’inglese è parte di noi, della storia della nostra famiglia. Ci sono storie ed esperienze che sono state fatte in inglese e anche quello “siamo noi”. Lo stesso, in misura diversa, vale un po’ per il francese, che è legato alla nostra vita in Svizzera.

In breve. A Milano, “inglese per bambini” è sinonimo di scuole costosissime, corsi pomeridiani a prezzi e orari improponibili (“naturalmente” (??), una bambina di 2 anni non può fare lo stesso corso di un bambino di 4; con il risultato che si moltiplicano giornate e tasse di iscrizione...). E, dalle testimonianze che ho raccolto, non sempre questi corsi danno quello che promettono!

Voglio condividere due o tre “vie d’uscita” che io ho scoperto, dopo tanta ricerca (a parte i contatti internazionali garantiti più o meno stabilmente dal lavoro mio e di mio marito). Per me è importante che parlare un’altra lingua sia parte della vita “normale”, sia un’avventura, per scoprire nuove cose. Non mi importa che mio figlio diventi Shakespeare ma che non cresca con l’idea che il mondo fuori dai confini nazionali sia inconoscibile. E poi le lingue sono una passione di famiglia, sono interessanti anche per la mamma e il papà, non mi piace l’idea di “spedire” i bambini a un corso; conoscere è un’avventura di tutti.

I libri per bambini. Spesso sono corredati da ottimi CD o DVD che insegnano molto anche alle mamme.... tra tutti, il primo è certamente la bellissima storia del pesce Tiddler.


Tutte le storie di Gruffalo sono consigliabili, così come “The snail and the whale” di cui, putroppo, non ho mai trovato il CD...

Segue nelle mie preferenze “Handa’s surprise”, con un DVD (che non è un film ma una lettura animata della storia). 


Bellissimo. C’è anche la pronuncia “locale”... così si sentono accenti diversi.
Tutte queste storie hanno prezzi bassissimi su www.amazon.co.uk!

Peppa Pig è sbarcata in Italia! Finalmente! Noi ti aspettavamo dal 2011...
Ma i DVD originali sono disponibili su Amazon, l’inglese di Peppa è British ed è bellissimo da sentire. Peppa non a caso è il personaggio preferito dei bambini inglesi in età prescolare (cioè sotto i 4 anni)... ma per chi non è madrelingua, va benissimo anche fino ai 6 anni (e poi daddy Pig è UGUALE a mio marito, quindi è educativo per tutti).

Lo stesso vale per Charlie and Lola, che però è molto più difficile da capire. Io non sono contro l’idea di mettere su un cartone animato di cui non capiamo tutto. E allora? A chi non credesse alla tesi che io sostengo strenuamente, cioè che, con le lingue, “tutto fa”, tutto aiuta, consiglio la lettura di un libro recentissimo, scritto sulla base dell'esperienza di un gruppo di genitori: “Growing up with languages” (posterò presto una recensione in italiano).


In francese, un’amica mi ha fatto conoscere le canzoncine di Henri Dès, un cantante svizzero apparentemente adorato dai bambini della Svizzera romanda. Anche i miei figli, veramente, adorano le sue canzoni, soprattutto quelle che si trovano con il video (http://www.henrides.net, ma date un’occhiata anche a Youtube!). Ho scoperto che c’è una radio dedicata alle sue canzoni: http://www.radio-henrides.net



E poi, datemi una stanza in più e subito, subito subito, prenderei una ragazza alla pari!!!!!!!!!

venerdì 1 marzo 2013

"La boss incinta che smonta il lavoro delle donne"

"La boss incinta che smonta il lavoro delle donne", articolo da "Ilsussidiario.net": http://www.ilsussidiario.net/News/Lavoro/2013/2/28/IL-CASO-YAHOO-La-boss-incinta-che-smonta-il-lavoro-delle-donne/368209/

Una dei nuovi responsabili di Yahoo, quella di cui l’anno scorso non si finiva di parlare perché era stata assunta in un ruolo così importante pur essendo al terzo mese di gravidanza… Ha stabilito che non si possa più lavorare da casa (fino a giugno), ovviamente scatenando polemiche perché il telelavoro è una delle strategie usate per conciliare vita familiare e vita professionale.


Una volta l’avrei trovato deprimente, e basta. Adesso ho seri dubbi sull’efficacia di queste misure, soprattutto dopo aver letto il libro di Lynda Gratton: “THE SHIFT – future of work is already here” (tradotto in italiano per Il Saggiatore come “Il salto. Reinventarsi un lavoro al tempo della crisi”). 



La Gratton usa un argomento, fra gli altri, su cui non avevo mai riflettuto: in tempi di crisi energetica, in cui si misurano le “carbon footprints”, insomma in cui si è sempre più attenti alle conseguenze ambientali degli spostamenti e il lavoro è sempre più “globalizzato”… il telelavoro aumenterà nel futuro (e questo, come effetto collaterale, dovrebbe aiutare le mamme nella crisi perenne della conciliazione lavoro-famiglia).

Cantami, o diva... E cosa trovo stamattina? Lo stesso argomento nella rivista Forbes, che definisce la scelta di Yahoo un “epic fail”, un fallimento epicoleggi l'articolo di Forbes qui!



lunedì 18 febbraio 2013

Progettare pranzi e cene

Sembra che sia utile, per risparmiare, progettare i pranzi e le cene della settimana (con un po' di carità verso se stesse… perché, poi, gli imprevisti ci sono sempre…). Comunque è vero, almeno per me, che si tende ad accumulare cibo in dispensa, che ci sono spesso avanzi che vengono buttati e che un po’ di progettazione anticipata non può fare male…

 

Dal sito www.netmums.co.uk ho scaricato un “meal planner”, un template simpatico da stampare e completare con i menu della settimana! Lo si trova qui: http://l.nmimg.net/images/familymealplanner.pdf

domenica 17 febbraio 2013

Una mamma che combatte la crisi

Una persona mi ha fatto cambiare idea sul lavoro autonomo e sul risparmio in tempi di crisi. Si tratta di una ragazza che in questo momento sembra sia diventata celeberrima – ma deve averne passate, prima. Si chiama Stefania Rossini e vive in campagna. Prima lavorava part-time in una salumeria (una sorta di pena del contrappasso per lei, che è vegetariana). Poi si è vista costretta a lasciare il lavoro (3 figli, uno stipendio che non paga la baby sitter… insomma, le solite cose) e si è trasformata in una donna capace di “vivere con 5 euro al giorno”, come annuncia il titolo del suo libro. Io non ho il libro ma ho letto attentamente il blog: naturalmente stefy. Lo consiglio davvero: una fonte di ispirazione.

No, io non sono il tipo da scagliarmi contro gli eccessi della società moderna; e credo che se fossi stata vegetariana, mio marito non mi avrebbe MAI sposato, giacché per lui il reparto salumeria del supermercato è un luogo sacro, in cui entrare con la stessa devozione con cui ci si affaccerebbe a un santuario; si ritiene necessario dare una piccola offerta (possibilmente in cambio di un salame).

Però “la Stefi” mi ha convinto. Io prima pensavo che chi lascia il lavoro deve avere “un’alternativa”, in termini di entrata monetaria. Lei invece mostra che il risparmio è il primo guadagno. E quello che lei ha attuato su ampia scala – una vita davvero dedicata al 100% a una gestione autonoma – si può attuare in modo parziale. In fondo, perché no.

Fu così che ho ripreso in mano l’uncinetto, dopo circa 20 anni, cioè l’ultima volta che l’ho usato facevo le scuole medie (ma cosa importa? avete presente quanto costano cappelli e sciarpe in lana per bambini?); salvo il fatto che, come Penelope, continuo a disfare la mia tela, non tanto per ragioni strategiche (non si avvistano Proci) quanto perché continuo a lasciar cadere maglie. Comunque ho prodotto una fascetta copri-orecchie per l’inverno per mia figlia, che ha apprezzato, dato che, come dice lei, “è viola, quindi è bella” e una sciarpa bianca e blu per il mio figlio grande.

Anche in cucina, si può prendere ispirazione per un sacco di idee, dipende solo dal tempo a disposizione. Inoltre, ha ragione Stefi, molte cose le abbiamo semplicemente dimenticate: compriamo I ravanelli al supermercato, già imbustati, e non ci ricordiamo nemmeno che si tratta di una radice, che cresce con delle foglie. Verità illuminante. Così, dopo aver spedito I miei figli e il nonno F all’Ortomercato (beh io non abito in campagna Stefi…) dove si sono procurati una cassetta enorme di ravanelli a 3 euro, ho riscoperto, sempre grazie alla Stefi, che le foglie verdi sono commestibili (guarda il post qui). Commestibili e anche buone!

Io ci ho fatto un pesto, adattando la ricetta da qui: Foto&Fornelli ed è stato molto apprezzato (il gusto è più deciso del pesto “classico” ma è una variante da provare! Io ho usato le noci al posto degli anarcardi). Poi le ho cotte in padella, mettendole in una ricetta di tortini alle alici e pangrattato, dove in teoria avrei dovuto mettere delle erbette; ma mi è parsa un’alternativa valida.

Il nonno F, per la cronaca, ha invece tentato una salsa verde per condire le carni; mentre altre fonti parlano di ottime frittate (CucinaPrecaria). Insomma, dal punto di vista “verduristico”, abbiamo vissuto per giorni alle spalle dei ravanelli…