Discutevo con un'amica disperata per
un problema al lavoro. Per due volte ha dovuto far spostare le riunioni che
erano state fissate alle 18, cioe' l'orario a cui lei (da contratto) dovrebbe
uscire dall'ufficio. Alla fine, tutte abbiamo vissuto, per esperienza diretta o
indiretta, queste cose.
Noi viviamo le
giornate come delle storie,
come è giusto che sia. E gli altri, di noi, vedono dei "fotogrammi",
delle istantanee che non rendono ragione di tutto.
Non tutti hanno il tempo, la voglia e la capacità di andare oltre l'istantanea.
Così capita che la
riunione del mattino venga spostata alle tre e mezza del pomeriggio. Ok ce la
faccio, ce la faccio lo stesso, pensi tu che alle quattro te ne dovresti andare
perché hai il part-time. Ok, stavolta non lo dico nemmeno, lo chiedo alla baby-sitter,
di stare un po' di più. Bene, dice lei, rimango; ma alle cinque devo proprio
andare. OK. No problem. TANTO io arrivo per quell'ora, figurati.
Arrivano le tre e
mezza. Tre e 35. Tre e 40. Tre e un 45. Non si comincia, perché uno dei
colleghi non arriva. Certo, sudi freddo, però vuoi mantenere un'apparenza
"professionale". Non è bello distinguersi dagli altri e doversi
giustificare tutte le volte per i figli..
Tre e 55. Il collega arriva
(finalmente!). Mentre gli altri salutano, tu hai un solo pensiero: me ne
d-e-v-o andare. Lo pensi ma non lo dici, è chiaro. Oggi non vuoi fare la figura
della solita collega-con-figli che rompe le uova nel paniere. Altri dieci
minuti di chiacchere per rompere il ghiaccio, un caffé... Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh.
Non si comincia mai...
Stai già dando segni
di impazienza? Io si, lo starei facendo. Tipo mordicchiare la penna, guardare
il ritardatario con occhio assassino... Comunque sia, a un certo punto lo devi
dire: io alle quattro e mezza devo andare. È mezz'ora dopo l'orario normale (ma
questo fa parte della tua storia, non dell'istantanea che si vede: inutile
dirlo).
Gelo e sguardi
scocciati. L'istantanea è: donna-madre
isterica interrompe una riunione in cui gli altri erano rilassati e concentrati.
E non è che sia falso, perché tu sei isterica – a quel punto!
Secondo me (così ho
detto alla mia amica), rendersi conto della differenza tra storie e
istantanee aiuta. Noi pretendiamo, a
volte, che gli altri ricostruiscano la nostra storia intera partendo da un album
con due o tre istantanee. E noi magari non lo facciamo – nella storia che
vi ho raccontato, perché quel collega era in ritardo? Non ci interessava, perché
in quel momento il nostro problema era un altro... Eppure anche lui avrà avuto
la sua storia.
Non voglio teorizzare l’incomunicabilità
tra le persone.. Solo ogni tanto, penso, bisognerebbe chiedere quello che è
giusto e farsi meno problemi, guardando con un po’ di ironia la fatica che
tutti facciamo a capire la prospettiva dell’altro...
Buon lunedi' e buona
settimana!
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