martedì 4 giugno 2013

Lavorare stanca; prima puntata

Tempo fa, ero ospite (redattrice) nel blog Mamme sull’Arca di Noè, con un gruppo di mamme che derivava dalla mia pluriennale migrazione in Svizzera. Mi è capitato di rileggere un post sul mio travagliato e tragicomico rapporto con la vita professionale... Lo riporto qui! Perché è sempre attuale anche se allora ero a Londra, e lavoravo in una università super-prestigiosa... ma in queste cose, tutto il mondo è paese.

Image credits: London Mums News Archives

“I seminari di dipartimento, naturalmente, li facciamo nel tardo pomeriggio, cosi’sono comodi per tutti”.

Ma tutti chi? Io nel tardo pomeriggio in genere ritiro I miei due pinguinetti dall’asilo, il grande mi insegna alcune parole in inglese, per esempio “mega-tower”; oppure filosofeggia: “oggi sono stato contento e non ho mai pianto. Ho soffritto [sofferto, ndr] solo due volte”. La piccola, detta “mitile”, salta in braccio e si attacca come una cozza alle mie spalle dalle 18 alle 20 circa, mentre io cerco di cucinare una cena vagamente piu’ healthy del pranzo che fanno all’asilo inglese (non ci vuole molto, per la verita’, a vincere questa sfida: ho scelto di giocare facile). Nei giorni buoni, verso le 19 arriva papa’ migrante e talvolta si assiste alla migrazione del piccolo mitile tra le braccia del papa’, cosi’ posso apparecchiare con 10 kg in meno in braccio.

Come posso perdermi questo momento di vita? Primo. E, secondo, anche se, per delirio di ipotesi, decidessi di perdermelo, dove metto il filosofo e il mitile dalle 18 alle 19? Papa’ migrante appare restio a dare la sua disponibilita’ per tornare un’ora prima. Sono ormai rassegnata a tagliarmi fuori dal social network del dipartimento con qualche scusa improbabile (per esempio, sono stata morsa da uno scoiattolo e ho dovuto correre a fare le vaccinazioni anti-rabbia? Come vi sembra questa?)

Ecco che l’inaspettato accade. La mia bravissima ragazza alla pari di questa estate, che i miei figli adorano, rimane a Londra (in altro alloggio) per un mese e si offre di aiutarmi. Quindi, almeno il 7 ottobre, andro’ al seminario: lei preleva filosofo e mitile e li traghetta verso casa in attesa dell’arrivo di papa’ migrante. I miei figli esulteranno perche’, appunto, lei e’ “un’amica”. E io mi travestiro’ da accademico normale.

Oggi in effetti ricevo la fatidica e-mail che aspettavo dal mio collega di riferimento qui a Londra: “immagino che ci vedremo al seminario di dipartimento”. Mentre rispondo “Definitely, I will come to the seminar. I could not miss this great occasion!” e penso “gosh, c’era una possibilita’ su un miliardo che io fossi presente, abbiamo vinto alla lotteria” mi sento veramente la quintessenza della mamma lavoratrice.

E con questo vorrei aprire la nuova rubrica per cui prendo in prestito un bel titolo di Pavese, “Lavorare stanca”. Son quelle cose banali, ma vere.

Lavorare da mamma stanca al quadrato.  In queste cose la crisi è perenne. Meglio allora seguire qualche saggio consiglio della vostra Mamma Migrante, che ha all’attivo 5 anni e 10 mesi esatti oggi di lotta in trincea (si intende, tra lavoro e figli): una veterana, praticamente.

Alla prossima!

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