giovedì 16 maggio 2013

Nonni (in tempi di crisi)


Metti un pomeriggio qualsiasi all’asilo dei miei figli; un giorno in cui però io non sono al lavoro e vado a prenderli. Metti un gruppo di persone che, aspettando l’uscita dei bambini nell’ingresso della scuola, discutono appassionatamente di questo tema: i pidocchi (questi esserini saltellanti che rallegrano l’esistenza di tutte le maestre d’asilo) esistevano già prima della guerra?

La guerra in Libia? La guerra in Afghanistan? Quale guerra? No, qui si parla della SECONDA GUERRA MONDIALE, rendiamoci conto. Una delle oratrici più appassionate si fa avanti: “Ah io non posso saperlo, sono nata dopo la guerra, io”. “COMPLIMENTI SCIURA!!!!!!!!!!” fanno tutte le altre, in coro.

Complimenti, davvero. Qui di mamma ci sono quasi solo io. Addocchio altre quattro o cinque che potrebbero avere più o meno la mia età (mamme o baby-sitter?) nella distesa di teste brizzolate e canute e mi dico...

...Cosa sarebbe Milano senza nonni? Il lavoro delle donne in questa città si regge largamente sulla generazione precedente; quasi ogni mamma ha uno o due assistenti senior che le permettono di lavorare. C’è questa cosa fantastica dell’Italia, che regge a dispetto di tutte le crisi, che è la solidarietà entro la famiglia.

domenica 12 maggio 2013

Riflessioni (alate) nel giorno della festa della mamma... risalendo nel tempo e nelle generazioni


Mia nonna non parlava mai di questa crisi. Non la calcolava proprio, come direbbero i miei figli. Eppure ha vissuto anche questi ultimi anni di crisi, gli ultimi di una lunga vita: eravamo insieme al mare quando, nel 2011, si cominciava a parlare di spread. Non mi è mai venuto in mente di chiederle il perché. E adesso, che non posso più chiederle, questa domanda continua a ritornarmi.

Forse davo per scontato che fosse solo l’età, più di novant’anni, che l’avevano resa più leggera, più fanciullesca. Forse perché una nonna nata nel 1920 “in bassa Italia”, che si era sposata in piena guerra, che era stata “sfollata a Baggio” per sfuggire alle bombe, che aveva ricostruito una famiglia partendo dal nulla… insomma, forse, ne aveva viste tante, di crisi, tante da far impallidire questa; e aveva visto l’Italia uscire dal buio tante volte. Forse questo silenzio non era inconsapevole ma una profonda lezione.

giovedì 2 maggio 2013

Debora e il “pane quotidiano”

ENGLISH VERSION BELOW!
Abbiamo visitato per voi la panetteria “Da Debora”, in Piazza Salgari a Milano. [“Abbiamo” non è un plurale maiestatis, intendo dire io e Fagiolo, il blogger di meno di due mesi d’età].

Non fermatevi a pane, focaccia e pizze. Io consiglio i dolci fatti a mano da Debora, soprattutto l’insuperato salame di cioccolato, che mio figlio cinquenne usa come punto di riferimento universale per misurare la qualità di tutti i dolci del pianeta. E poi i ravioli di borragine che arrivano da un fornitore ligure (che meriterebbe un racconto a parte...).


È una storia ordinaria; e, per questo, coinvolgente. È la storia di Debora, che aveva il sogno di aprire una sua panetteria, che ha fatto la scuola di panificatore, ha lavorato come dipendente più di vent’anni e, alla fine, ha aperto il suo negozio in Piazza Salgari a Milano alcuni mesi fa, proprio in piena crisi. Di lei colpisce lo sguardo ridente, che appena emerge da dietro il bancone. Non si può non comprare il pane a uno sguardo così, che fa subito famiglia, casa, quotidianità. Vederla aperta la sera tardi, saperla lì dal mattino alle sette meno un quarto, è di conforto, prima e dopo il lavoro.

Non è che sia “fuori pericolo” o che non senta la crisi: dice che quest’anno si fa fatica, che deve lavorare tanto. E si sente in lei più la fatica, un interrogativo, unica ombra del suo sorriso, per il poco tempo che le resta per stare con sua figlia. E questo è il lato negativo della storia.

Il lato positivo è vedere una ragazza e una mamma che ha realizzato il suo sogno, come dice lei. E che, in quest’ultimo anno, vivendo a contatto con la quotidianità di tante persone diverse per storie personali e provenienze, ha aggiunto alla sua professionalità una capacità di ascolto paziente e comprensivo che, dice, è necessaria, perché la gente fa fatica e molti si rivolgono a lei per raccontare della loro fatica. Chi perde il lavoro, chi si vede ridurre le ore. Ancora più di prima, Debora è un punto di riferimento quotidiano.

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Debora and her “daily bread” - (Less-than-ideal) English please. Just a note: this is not a translation because I do not like translating my own words.

We (less-than-two-months-old blogger “Fagiolo” and me) have visited a bakery for you: Panetteria da Debora, Piazza Salgari. We now have a story to tell about a mum at a time of recession.
Featured items: beyond bread, focaccia, home-made pasta (ravioli di borragine) coming from Liguria, do try the very tasty cakes baked by Debora at home, like the yummy “chocolate salami”, which my 5-year old considers the best cake ever.



This is an ordinary story. And because it is ordinary, it is inspiring. Some months ago, with the recession already hitting, Debora courageously went for her long-dreamed dream and opened her own bakery shop. She smilingly gazes at you from behind the desk, reminding you of home, family, in a word: of daily bread. She is there when you go to work and she is there when you come back late at night, providing you with comfort food when you really need it.

It is not that she is not hit by the recession. You can feel it, she says, especially this year. And I can see a shadow in her eyes, because she is working long hours, and she only has little time to spend with her daughter at home. And that is the sad part of the story – which, as we all hope, will change when recession will be gone.

The good part is that Debora is a girl and a mum whose dream has come true, as she says, in the face of recession. A mum who has added a new (profound and rare) capacity to her portfolio this year: she can listen. Jobs are cut, people cannot pay their bills and get nervous. And often they talk to Debora at the bakery; she is now, more than ever, a comfort corner for the neighbourhood.


mercoledì 1 maggio 2013

In arrivo nuove storie di mamme

Buon inizio del mese di maggio! Non dimentichiamo che questo mese è dedicato a una Mamma e una che ne ha viste di cotte e di crude, per esempio si è fatta un viaggio di diversi giorni in groppa a un asino al nono mese di gravidanza, ha partorito in una grotta senza riscaldamento e senza ostetriche e, subito dopo, ha dovuto scappare in Egitto in fretta e furia. Mi fermo qui perché non sono certa di essere teologicamente in regola.

ANNUNCIO che questa settimana cominceranno ad essere pubblicate storie di mamme che non sono presenti in rete ma che io stessa ho scovato in giro per le strade di Milano (e all'estero, in parte). Sono mamme che, al posto di lamentarsi, vivono - e questo è appunto il senso del blog. Come DEBORA, la nostra prima intervistata, che ha aperto una panetteria in piena crisi.

Curiosi? Basterà attendere qualche giorno (o almeno spero; fagiolo per favore stai buono ogni tanto - la mamma deve scrivere una storia)... E sarà pubblicata, in italiano e in una versione nel mio less-than-ideal English, giacché il mio pubblico è internazionale.

Premetto che io non ricevo alcun guadagno dalla pubblicazione di queste storie, anche dove - come nel caso di Debora - esse possano avere una ricaduta pubblicitaria. Il senso del blog è mostrare alcune testimonianze, fare rete e, se capita, darsi una mano.

Alla prossima e buona festa dei lavoratori!