lunedì 17 settembre 2012

Manifesto

"Perché sei tornata in Italia???" è la frase che più mi sono sentita ripetere da quando, un anno fa, alle spalle le bianche scogliere di Dover, la nostra macchina ha attraversato l’Europa per raggiungere Milano.

Quasi quindici anni dopo, torno, con un marito, due figli, una tesi di dottorato (e una di mio marito), diversi traslochi internazionali, una vita “palleggiata” tra Svizzera e Inghilterra, tra inglese francese e tedesco (e italiano), tra contratti diversi, in diverse università (leggi: a tempo determinato).

A Milano, siamo tornati per il lavoro di mio marito. E io, che sono ancora professionalmente all’estero, chissà come, ingenuamente dicevo in giro, ignara del pericolo, che avrei voluto trovarmi un lavoro nella città dove vivo. Per portare i bambini all’asilo (ogni tanto, almeno). Per andare a prenderli (ogni tanto, almeno). Per non trovarmi a due ore e mezzo di distanza da loro (quando va bene, quando non sono 5 ore) se succedesse qualcosa. Anche per iscrivermi a un corso di pilates o di cake design al posto che passare la maggior parte del mio tempo ad esplorare il reticolo delle ferrovie europee.

Non l’avessi mai detto: tutti mi rispondono come sopra, in tutte le varianti possibili: ti conviene tornartene all’estero, all’estero si sta meglio, l’Italia sta per crollare, e tutto un repertorio di siffatte considerazioni, generalmente prive di argomentazioni di sostegno, salvo qualche vago accenno allo spread, che ci sta sempre bene, di questi tempi. Mi incuriosirebbe, fra l’altro, capire cosa copre l’etichetta “l’estero”, elle-apostrofo-estero: la Svizzera, d’accordo, i paesi anglosassoni; ultimamente, credo, la Germania è giunta ad essere considerata un paradiso (l'ho sentito alla radio). La Cina fa parte di questo mondo ideale? E il Burkina Faso? Io comunque, per conto mio, anche se, per tanti aspetti, ho lasciato il cuore a Londra, dopo 15 anni fuori dall'Italia, questo “Elle-apostrofo-estero” senza problemi e senza fatica, dove tutti guadagnano tantissimo e vivono benissimo, non ho ancora capito dove sia localizzato. Fatemelo sapere.

Così mi sono stancata. Dico che è possibile vivere a Milano. Dico che è possibile essere mamma a Milano; che si fa fatica, come si fa fatica altrove. Che però si vive bene, da tanti punti di vista; e che, se si può migliorare qualcosa (e su tanti aspetti si potrebbe, certo), meglio buttarsi a capofitto per fare qualcosa piuttosto che decidere a priori che non si può fare niente. “Cosa vuoi fare ormai, alla tua età”, mi sento dire, a 33 anni.

Questo blog risponde al mio desiderio di vivere - e di vivere in Italia, di vivere qui e adesso, senza aspettare l’estero e senza aspettare che lo spread si rimetta a posto, o che cambi il governo, o le politiche per la famiglia e il lavoro. Racconterò la mia storia, le storie di altre mamme, i consigli per affrontare la crisi, se me ne vengono in mente. Nella convinzione che non esistono vite senza crisi.